"La porta del Piccolo Cottolengo è sempre aperta; a chi entra non domanda se abbia un nome, una religione,
ma soltanto se abbia un dolore, perché la nostra carità non serra porte"

Testimonianze

Testimonianze

 

I GIOVANI Orionini del gruppo di Selargius

Ogni anno si rinnova per noi un appuntamento speciale, vivere al Piccolo Cottolengo di Tortona un campo di servizio.

Non vi nascondiamo che, ai tempi d'oggi, per noi volontari Orionini (ex Sassello) che proveniamo dalla Sardegna, precisamente da Selargius (CA), per via degli spostamenti, diventa difficile. Nonostante tutto riusciamo ad essere presenti condividendo i giorni di servizio con il Paverano di Genova. Tutti i nostri sforzi sono un niente rispetto a ciò che riceviamo dai nostri "piccoli" Amici, le Perle, come le chiamava il nostro Fondatore.

Grazie ai sacerdoti, alle suore e a tutto il personale si è creato un rapporto di fiducia e collaborazione, ma è il contatto diretto con i nostri "piccoli" Amici che ci permette di esprimerci al meglio nella nostra attività di animazione. Molti ci ripagano con un sorriso... altri con uno sguardo... un gesto... o un piccolo grido.... segni che ci incoraggiano e ci arricchiscono a livello interiore e ci fanno capire quanto siamo fortunati per i DONI ricevuti, ci insegnano che la vita è un'avventura meravigliosa che va vissuta pienamente perchè è DONO di DIO. E' importante che impariamo a prenderci cura della vita... non solo della nostra, ma anche di quella degli altri, perchè è un dono che ci è stato affidato.

 

Rosalba ( mamma di Eleonora)

Quest’anno in occasione del Santo Natale siamo andati io, mia figlia, altri bambini e alcuni adulti a far visita ai bambini del Piccolo Cottolengo di Tortona. Mia figlia fa’ parte del piccolo coro del Sacro Cuore di Valenza e questa era la seconda volta che andavamo per cantare per loro. La prima volta è stata lo scorso anno per carnevale, ma in questo anno la visita è stata più approfondita, abbiamo avuto la possibilità, grazie a Roberta che li dirige, di fare anche una visita ai reparti. Naturalmente, prima di andare mi sono preoccupata di spiegare al meglio la situazione a mia figlia, è una bambina di soli otto anni e certe realtà non le conosceva ancora. Sono tornata da quell’incontro, profondamente frastornata: io, che mi ero preoccupata di preparare la mia bambina, in realtà avevo bisogno d’insegnamenti, e ne ho ricevuti molti!
I bambini che sono puri di cuore, vedono solo un altro bambino, non vedono gli handicap, non vedono le differenze, non si spaventano, per loro un bambino è un bambino, magari diverso ...ma pur sempre un bambino!
Io a differenza sua avevo una morsa allo stomaco, più volte ho dovuto trattenere le lacrime, non per quello che ho visto,  ma per ciò che ho sentito, respirato: amore, tanto amore, ovunque, in ogni angolo, su qualsiasi persona si posasse il mio sguardo! …E sorrisi, tanti sorrisi, dalle suore, ai volontari, ai giovanissimi frati, alle infermiere...devastante! Fai un viaggio dentro di te e ti senti tanto, tanto piccola, in un posto dove ti aspetti infinita sofferenza e forse anche tristezza, ti ritrovi circondata dall’amore e dalla serenità! Persone speciali degne si stare vicine a bambini speciali!  Mai in nessun altro posto ho respirato quell’aria...lì c’era Dio!!!
Rosalba

Alberto  ( papà di Carolina)
UN POMERIGGIO AL PICCOLO COTTOLENGO DI TORTONA
“In verità vi dico: Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”.

Nostra figlia fa parte del Piccolo Coro del Sacro Cuore di Gesù di Valenza  e, come ogni anno, durante l'Avvento, il coro si reca al Piccolo Cottolengo Don Orione di Tortona per portare un po' di allegria agli ospiti e a tutti coloro che sono lì presenti durante l'esibizione.
Per noi si è trattato della prima volta. Il Piccolo Cottolengo lo conoscevamo solo per mezzo di qualche foto e video. Non sapevo cosa aspettarmi con precisione: potevo solo provare ad immaginare. E cosa avrei provato? Pena? Compassione? Forse anche un po' di repulsione? Il buio della totale ignoranza si era impossessato di me, e non osavo chiedere a mia moglie cosa lei si aspettasse.
Giunti, finalmente, all'interno della struttura, tutto è cambiato: pulizia, ordine, sorrisi e voci pacate ci hanno accolto. La gentilezza di tutte le persone che abbiamo incrociato dal momento in cui abbiamo varcato l'ingresso, ci ha subito rasserenati: una luce in fondo al buio del mio cuore iniziava a farsi largo prepotentemente.
Gradualmente abbiamo iniziato a incontrare i bambini e giovani ospiti del Piccolo Cottolengo. Pur comprendendo la gravità delle loro condizioni (una comprensione relativa, perché se non si vivono in prima persona determinate situazioni, mai si potrà capire fino in fondo la vera sofferenza), abbiamo notato fin da subito che, essendo Domenica di Avvento, si respirava un'aria diversa rispetto alle altre Domeniche per loro sempre festose.
Dopo la proiezione di un simpaticissimo video e dell'esibizione del Piccolo Coro del Sacro Cuore, siamo passati a visitare i reparti e, in quel momento, abbiamo affrontato il vero disagio, ma non loro, bensì nostro: bambini che, in alcuni casi, percepivano la nostra presenza non con gli occhi (purtroppo spalancati su un mondo avvolto di tenebre), ma grazie alle carezze o alle nostre parole che cercavano di essere le più gioiose possibili.
E la domanda silenziosa che ci ha accompagnato fino a casa e nei giorni successivi, è stata: “E se fosse mia figlia, o mio figlio? Avremmo noi la forza interiore di affrontare un tale dolore che stritola l'animo di due genitori?” E ancora: “Avremmo noi tutto l'amore di cui questi bambini e ragazzi hanno bisogno e che abbiamo visto negli occhi e nelle attenzioni di nonni, mamme e papà, e di coloro che operano nel Piccolo Cottolengo?” Per ciò che ci riguarda personalmente, la risposta è drammaticamente semplice: “NON LO SAPPIAMO!”
Ma tutto non si esaurisce nell'affetto e nelle accortezze delle persone fisicamente sane che frequentano il Piccolo Cottolengo durante la settimana e, soprattutto, nei weekend; infatti, ci siamo resi conto che ciò cui abbiamo assistito è umanamente normale. Al contrario, il cuore che pulsa dentro questo luogo con una forza super-umana è l'energia che alcuni di questi giovani esternano in tutti i modi che la disabilità fisica concede loro: è la felicità per la presenza di persone conosciute (ma anche sconosciute) che si interessano a loro con gesti gentili, parole e sorrisi. Ed è allora che il tempo scorre senza che nessuno di noi se ne accorga, perché è in quelle ore che questi nostri piccoli fratelli compiono il miracolo. Sono loro che fanno qualcosa di grande per noi, poveri esseri che si trascinano nella propria (a volte, inutile) quotidianità: i giovani pazienti del Piccolo Cottolengo sono Cristo che si rivela a noi,  offrendoci il dono di quella serenità in cui ci si dimentica della mancanza di lavoro, della crisi economica e dei debiti da onorare. Le uniche cose che interessano sono giocare, scherzare, accarezzare, parlare con loro e con i nostri figli. In quei momenti, tra le mura del Piccolo Cottolengo, c'è solo la parte migliore di noi: tutto il peggio è fuori!


Cristina ( mamma di Roberto e Riccardo)

La mia esperienza al Cottolengo di Tortona
Anche quest’anno Roberta ha portato il suo Coretto a fare gli auguri di Natale ai bambini del Piccolo Cottolengo di Tortona.
Benché per me non fosse la prima visita in questo luogo molto particolare, devo riconoscere che questa volta l’esperienza e’ stata del tutto differente dalle precedenti.
Prima di iniziare la nostra esibizione di canti natalizi, Roberta ci ha fatto una piccola presentazione del luogo, soprattutto per coloro che vi arrivavano la prima volta. Ha raccontato brevemente la testimonianza di un sacerdote, un tempo volontario al Piccolo Cottolengo, don Enrico, che grazie alla presenza silenziosa ma spiritualmente eloquente di una bambina, allora ospite in struttura, aveva trovato la sua vocazione come ministro di Dio, sempre più ammirato e rapito dall’immagine di un altro prete vissuto molto tempo prima e fondatore dello stesso Istituto: don Orione! A un certo punto della propria vita, e non a caso, quando interiormente sperimenta un periodo critico, sia a livello psicologico sia di fede, decide di proseguire la propria esistenza dedicandosi al prossimo più bisognoso, proprio come ci chiede Gesu’ nel Vangelo!
Questa introduzione di Roberta è come se fosse stata la chiave di apertura per accedere all’interno dei nostri cuori.
Mentre lei parlava, sui volti e negli sguardi dei presenti, dei bambini, ma soprattutto in noi adulti, si notavano già i primi segni di commozione e di sensibilizzazione. Quest’apertura dei cuori ha permesso allo Spirito Santo di scendere su di noi e questa cosa é stata percepita in maniera molto forte. Come confessato da Roberta, l’introduzione non era stata programmata, ma è come se lei stessa si fosse fatta strumento per un progetto di Dio!
Abbiamo visto, in seguito, nell’aula adibita ai vari incontri, un bel video molto particolare e personalizzato con protagonisti proprio quei bambini, abbiamo terminato poi noi con l’esibizione dei nostri canti natalizi gioiosi e allegri.  E’ stato nel momento in cui siamo entrati nei vari reparti per portare i saluti e auguri anche agli altri bambini non presenti alla festa, che qualcosa di veramente speciale e forte è accaduto in ciascuno di noi. Era come se tutti i nostri problemi di colpo fossero spariti, come se tutto il nostro essere si fosse annullato per far spazio e ricevere tutto quell’amore, quella gioia e quella serenità trasmessaci attraverso i loro sguardi e sorrisi, sì loro, così indifesi e speciali e così tanto vicini a Gesu’ ! Questi piccoli, semplici ma grandi gesti, sono giunti fino ai nostri cuori per scaldarli, eravamo noi ad averne bisogno e questo è stato il più bel regalo di Natale che potessimo ricevere!!!
Grazie all’aiuto di Roberta, ormai diventata grande e saggia guida, che si è fatta testimone per noi , come Giovanni si era fatto testimone per Gesu’, abbiamo potuto vivere un’esperienza così unica e densa di gioia, vera e profonda!
Si esce dal Cottolengo più ricchi di quando si entra!!!
Grazie Roberta.
Grazie bambini.

 


Grazie Gesu’!!!

Marica ( mamma di Teresa )
Tutto è nato lì, al Sacro Cuore di Valenza, per caso, la mia bambina ha deciso di far parte del PICCOLO CORO, ed è stato lì che ho conosciuto Roberta, la "DISEGNATRICE"  di tutta questa Magnifica avventura...
Proprio Roberta, durante la visita al Cottolengo, ci aveva detto che il primo impatto non sarebbe stato facile...e come darle torto!
Per me non è stato facile, mi ha toccato nel profondo, facendomi vivere sensazioni strane, mai vissute prima...ma è bastato  GUARDARE NEGLI OCCHI quei bambini, quelle creature "speciali", e solo in quel momento ho potuto "finalmente “capire" che si può essere felici anche lì, tra quei piccoli lettini e tanti tubicini...solo quando si tocca con mano, quando si guarda in faccia la sofferenza, quando ci si trova in un mondo estraneo alla propria quotidianità e ti senti incapace anche dei gesti più normali, solo allora si comprende il senso della vita, quello stesso senso che ci sfugge di mano ogni giorno, presi dalle mille preoccupazioni materiali che non ci lasciamo il tempo di GUARDARE NEGLI OCCHI chi ci sta di fronte.
E’QUANDO SI E' PIU' DEBOLI CHE SI E' PIU' FORTI!
Ed è vero!!! Infatti sono state loro, queste "MERAVIGLIOSE CREATURE", che con la loro forza e gioia negli occhi,  mi hanno insegnato quanto si possa essere felici con poco, e loro ne sono il chiaro esempio, a loro basta una carezza, uno sguardo, anche una silenziosa presenza per essere sereni.
TUTTO IL RESTO E' UNA CORNICE.......
 
Roberta, grazie...sempre...
 

Paola  ( cantante picc. Coro )
 
In questi tre anni, il recarsi al Piccolo Cottolengo e offrire ad ogni bimbo un po’ del mio tempo con alcune canzoni scelte per cantare l’amore, la pace, la speranza e la gioia, mi rasserena e mi rinforza!...Nella gravità e nella sofferenza di quelle piccole creature, non vedo la paura, la disperazione, lo sconforto, l’abbandono, ma si avverte un clima caldo, dolce e si respira un’aria speciale!!! E’ evidente il tocco di Dio! Sono quei sorrisi, quei battiti di ciglia, quegli occhi “luminosi”, quei piccoli gesti che mi fanno ogni volta fermare e riflettere sul dono della vita.
Senza AMORE non c’è vita…” Perché l’amore è il più grande motore per vivere insieme…” e al Piccolo Cottolengo l’ AMORE VERO esiste, regna e non si spegnerà mai!!!
Con affetto,  Paola.

 

 

 

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